CONSIGLIO 7: Non siate avidi

Ok, faavcciamo finta che seguendo i consigli di questo blog abbiate finalmente trovato un lavoro e, non ridete, immaginiamo che addirittura vi abbiano offerto il rimborso dei pasti e dei biglietti dell’autobus.

Ovviamente siete al settimo cielo, avete aggiornato curriculum e status di facebook, avvertito tutto il parentame.

Email e telefonate di congratulazioni si sprecano, la commozione corre sul filo del web.

Avete individuato quei quattro stracci che vi potevate permettere e li avete organizzati in modo da avere un outfit da ufficio decente per 6 giorni a settimana (si, lavorate anche il sabato).

In ufficio le cose vanno abbastanza bene: i colleghi sono simpatici e non sembrano ostacolarvi nell’inserimento, il vostro responsabile è una persona piuttosto umana che vi offre consigli ed è pronto ad ascoltarvi quando avete qualche suggerimento.

Siete occupati!

E’ una sensazione bellissima e il tempo vola.

Appunto.

Il tempo è volato, son passati quasi due mesi e non avete ancora visto l’ombra di un buono pasto né del rimborso per le spese di viaggio.

Passato il primo mese non avete detto nulla perché vi pareva brutto rompere le palle a quelle belle persone che vi hanno dato questa grande possibilità ma ora ritenete che forse un accenno alla cosa glielo si potrebbe pure fare.

V’avvicinate quatti quatti al vostro responsabile e gli ponete il quesito. Lui, con sorrisone a 40 denti vi risponde che certo è conscio che voi non avete ricevuto nulla, ma sa anche che siete una persona sveglia e capirete che se l’ente che li eroga è in ritardo la società non può farci nulla.

A quel punto fate presente che i vostri colleghi li utilizzano quotidianamente davanti alla vostra bella faccia denutrita ma il responsabile vi dirà che loro sono inseriti nel database mentre nel vostro caso specifico ciò non è ancora avvenuto, ma non dovete temere: è questione di giorni.

Ok, il vostro stato d’animo è retrocesso al sesto cielo ma c’è di peggio nella vita: società che nemmeno prendono in considerazione l’idea di garantirvi un rimborso spese, e poi è questione di giorni.

30 giorni dopo.

La situazione comincia a farvi girare un po’ i coglioni.  Le pause pranzo (quando non digiunate di nascosto) cominciano ad essere per voi sempre meno allegre e il rosicamento comincia a cantare “Salirò, salirò…”.

Decidete che è il momento di tornare dal vostro responsabile ma quello vi rifila le stesse scuse dell’altra volta adducendo che vi ha visto meno partecipi in ufficio ultimamente e che spera che non sia per questa faccenda del rimborso spese che vi farebbe passare per una persona attaccata ai soldi, e sulla quale lui non può far nulla.

Ecco, questo è un esempio di atteggiamento che potrebbe farvi fallire l’obbiettivo di trovare un lavoro.

Ne vale la pena?

Lavorare o mangiare, questo è il problema.

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